Gran Premio d'Italia Formula 1, Monza 9 Settembre 1984
Il 55° Gran Premio d’Italia, in piena era turbo, vide vincitore Niki Lauda che sfruttando al meglio le doti della sua McLaren MP4/2 motorizzata Porsche e correndo in modo molto intelligente si rilanciò verso la conquista del suo terzo titolo mondiale. Fu la prima vittoria di Lauda a Monza e la quinta vittoria stagionale che portò il pilota austriaco a raggiungere Juan Manuel Fangio con un totale di 24 Gran Premi vinti in carriera. Quella di Monza fu una corsa molto vivace che vide alternarsi al comando Nelson Piquet, Patrick Tambay e infine Niki Lauda. Protagonisti della corsa sono stati i piloti italiani Michele Alboreto secondo con la Ferrari 126 C4 e Riccardo Patrese, terzo con la Euroracing Alfa Romeo 184T. Sfortunatissimo Alain Prost costretto al ritiro dopo appena tre giri a causa del cedimento del motore, forse maltrattato nel tentativo di tenere il passo di uno scatenato Piquet con la velocissima Brabham BT53 BMW. Dopo Monza Alain Prost rimase staccato di 10,5 punti nei confronti di Lauda in classifica con solo altri due Gran Premi a disposizione per tentare la rimonta e alla fine perse il titolo mondiale nei confronti di Niki Lauda per solo mezzo punto.
La pole position fu conquistata da Nelson Piquet (la settima della stagione) grazie al potentissimo 4 cilindri BMW accreditato in prova di quasi 1000 CV e Alain Prost ottenne il secondo tempo a completare la prima fila. Elio De Angelis segnò il terzo tempo e Lauda il quarto a due secondi dalla pole position, infastidito da forti dolori alla schiena. Le Ferrari afflitte da problemi elettrici ed al cambio si qualificarono all’undicesimo posto con Michele Alboreto e al quattordicesimo con René Arnoux. Non si qualificò Pierluigi Martini con la seconda Toleman.
Brabham BT53 - BMW
Il Team di Bernie Ecclestone portò a Monza tre vetture, la BT53/4 per Nelson Piquet, la BT53/5 per Teo Fabi e la BT53/3 come muletto. I motori BMW in versione da qualifica erano potentissimi e Piquet risultò velocissimo già dalle prove del Venerdì. Alla fine delle prove Piquet risultò il più veloce segnando la pole position con 1’26”584 mentre Teo Fabi alle prese con problemi di motore ottenne il quinto posto con il tempo di 1’28”597. Alla partenza Piquet partì in testa e vi rimase agevolmente fino al 15° giro quando si fermò ai box con il radiatore dell’acqua danneggiato e fu costretto al ritiro. Teo Fabi fu uno dei maggiori protagonisti facendo una grande gara e rimontando fino al secondo posto. Al 43° giro un guasto al motore lo fermò.
McLaren MP4/2 – TAG Porsche
Alain Prost segnò il secondo tempo in prova aggiudicandosi la prima fila con un tempo di 1’26”671 ma il giorno della gara fu costretto a partire con il muletto, la MP4/2-3 perché alla fine delle prove la sua vettura da gara la MP4/2-2 aveva dato dei problemi al motore con una perdita di acqua e relativo surriscaldamento. Al via Prost si fece sorprendere da Nelson Piquet e da Elio De Angelis ed entrò in prima variante al terzo posto. Capendo che si stava giocando il mondiale attaccò subito De Angelis passandolo alla staccata della parabolica alla fine del primo giro e si mise alla caccia di Piquet. Al terzo giro il motore TAG-Porsche si ruppe fermando il francese alla variante della Roggia. Niki Lauda nonostante fosse afflitto da un forte mal di schiena ottenne il quarto posto sulla griglia di partenza con il tempo di 1’28”533 a due secondi dalla pole position. Era successo che all’inizio delle prove Lauda uscì dai box con le cinture non strette a dovere e salendo su un cordolo subì un contraccolpo alla schiena che gli causò una forte contusione vertebrale. Come al solito l’austriaco fece una gara molto intelligente venendo fuori sulla distanza e coadiuvato da una perfetta MP4/2-1 agguantò la vittoria che gli spianò la via per il titolo mondiale.
Ferrari 126 C4
La scuderia Ferrari portò a Monza 4 vetture, oltre alle due C4 convenzionali la 126C4/76 e la 126C4/77 anche due vetture con l’aerodinamica posteriore modificata da Harvey Postlethwaite denominate “M2”, i telai 126C4/72 e 126C4/74. Il progettista inglese modificò pesantemente l’aerodinamica posteriore ottenendo il classico restringimento delle fiancare davanti alle ruote posteriori, secondo la moda McLaren. Per fare questo i radiatori furono spostati in avanti così come gli scambiatori di calore. La carrozzeria inferiore fu anch’essa modificata e il cambio, completamente carenato diede problemi di surriscaldamento causando 3 rotture durante le prove. Modificato anche il profilo estrattore che fu allungato e il supporto dell’alettone ora a pilone centrale. La versione “M2” fu utilizzata solo in prova e sebbene si fosse dimostrata più veloce della convenzionale C4 i due piloti Michele Alboreto e René Arnoux la giudicarono troppo acerba e in gara vollero utilizzare la vecchia vettura. Arnoux partì a metà schieramento con 14° tempo ma già al 5° giro si ritirò con il cambio rotto. Alboreto partì un poco più avanti con l’undicesimo tempo e colse un insperato secondo posto finale. Il Grande assente al Gran Premio d’Italia fu Mauro Forghieri, ufficialmente in ferie ma in realtà in rottura con la scuderia.
Euroracing Alfa Romeo 184T
La scuderia Milanese portò a Monza tre vetture modificate rispetto a quanto visto ai Gran Premi precedenti. La 184T/4 era affidata a Riccardo Patrese, la 184T/3 ad Eddie Cheever e la 184T/2 era la vettura di scorta. Le modifiche riguardarono la parte posteriore delle fiancate che presentavano un modesto restringimento davanti alle ruote posteriori. Le fiancate furono anche allungate in avanti di 15 cm per poter ospitare i radiatori dell’acqua e dell’olio ai lati dell’abitacolo. Queste modifiche portarono un grande vantaggio dal punto di vista aerodinamico consentendo anche al motore di funzionare con temperature di esercizio più basse. Le prove videro Patrese e Cheever piazzarsi rispettivamente al nono e decimo posto sulla griglia ma per la gara le vetture dovettero utilizzare una pressione di sovralimentazione di 1,8 atmosfere contro un valore normale di 2,2 atmosfere a causa dell’elevato consumo del propulsore. Una gara attenta portò Patrese sul podio al terzo posto e questo rappresentò l’ultima volta in cui un’Alfa Romeo raggiunse un podio in una gara di Formula 1. Eddie Cheever a sei giri dal termine mentre si trovava in terza posizione rimase senza carburante all’uscita della variante Ascari.
Williams FW09 - Honda
Le prestazioni delle Williams FW09 equipaggiate con il 6 cilindri Honda furono abbastanza opache. Keke Rosberg con la vettura FW09/8 ottenne il sesto tempo in prova mentre il compagno di squadra Jacques Laffite con la FW09/3 si qualificò al tredicesimo posto. Per entrambi i piloti la gara durò poco a causa del cedimento del propulsore, Rosberg all’ottavo giro e Laffite al decimo.
Renault RE50
Le due Renault Re50 presenti a Monza furono molto competitive grazie al nuovo impianto di iniezione elettronica costruito dalla Renix che equipaggiava il 6 cilindri francese. Patrick Tambay disponeva del telaio Re50/02, costruito con fibra di carbonio intrecciata a Kevlar, preferito dal parigino in luogo del nuovo telaio completamente in fibra di carbonio mentre Derek Warwick utilizzava il telaio RE50/08. Il telaio RE50/09 era disponibile come muletto. Le prove non furono esaltanti e le vetture francesi ebbero molti problemi causati dalle continue rotture delle turbine della Garrett. Alla fine Patrick Tambay si piazzò all’ottavo posto e Derek Warwick al dodicesimo. In gara Tambay risultò molto veloce e deciso riuscendo ad andare al comando e a condurre la gara con autorità dal 15° al 42° giro per poi ritirarsi al 43° giro con il cavo dell’acceleratore spezzato. Derek Warwick rimontò fino al 5° posto e al 31° giro si ritiro con la pressione dell’olio a zero.
Lotus 95 T - Renault
A Monza la vettura di Elio De Angelis, la 95T/3 era equipaggiata da un nuovo cambio con ingranaggi rinforzati e con la fusione disegnata da Gerard Ducarouge. Il nuovo cambio più ingombrante costrinse anche a ridisegnare la sospensione posteriore nei suoi punti di attacco. In prova la Lotus 95T di De Angelis risultò la più veloce delle vetture equipaggiate con il motore 6 cilindri turbo Renault e il romano la piazzò in seconda fila con il terzo tempo. Nigel Mansell con la vettura 95T/2 dotata del vecchio cambio ottenne il settimo tempo. Al via Elio De Angelis partì bene ma presto iniziò ad avere problemi con il cambio che al 14° giro si ruppe. Nigel Mansell finì fuori pista al 13° giro.
Osella FA1F - Alfa Romeo
Pier Carlo Ghinzani e Jo Gartner pilotavano le due Osella Alfa Romeo presenti a Monza, rispettivamente la FA1F/2 e la FA1F/3. La FA1F/1 era designata come vettura di riserva. Le vetture dotate del V8 Alfa Romeo, ben preparate si qualificarono ventiduesima e ventiquattresima posizione rispettivamente con Ghinzani e Gartner. Al traguardo Jo Gartner arrivò quinto conquistando due preziosi punti per la squadra italiana mentre Pier Carlo Ghinzani dopo una bellissima gara mentre si trovava al quarto posto a tre giri dalla fine rimase senza carburante e fu classificato settimo.
Toleman TG184 - Hart
Alex Hawkridge, manager del team Toleman vietò al pilota titolare Ayrton Senna di partecipare al Gran Premio d’Italia accusandolo di aver rotto il suo contratto con la squadra dopo aver firmato per la Lotus per l’anno successivo. Le accuse erano assolutamente prive di fondamento ma di fatto Ayrton Senna non salì sulla Toleman numero 19. Il suo posto venne preso da Stefan Johansson che qualificò la sua TG 184/5 al 17° posto e concluse la gara al quarto posto nonostante la rottura di un cuscinetto ruota lo avesse costretto a fermarsi ai box per essere poi rispedito in fretta in pista dai meccanici. La Toleman numero 19, lasciata libera da Johnny Cecotto dopo il suo incidente a Brands Hatch fu per l’occasione affidata a Pierluigi Martini che nonostante gli sforzi non riuscì a qualificarsi. Martini salì sulla vettura per la prima volta durante le prove ufficiali senza aver mai provato prima e rimase escluso per poco più di 4 decimi di secondo.
ATS D7 - BMW
Il team diretto da Gunter Schmidt portò a Monza due vetture, la D7/1 per Manfred Winkelhock e la D7/2 per Gerhard Berger che benché equipaggiate con il 4 cilindri turbo BMW, non risultarono particolarmente veloci. Gerhard Berger si qualificò ventesimo e Manfred Winkelhock ventunesimo. Winkelhock non riuscì a prendere il via perché durante il giro di ricognizione gli si ruppe il cambio e per questo Schmidt si arrabbiò molto (come al solito) prendendosela con il pilota e i meccanici. Gerhard Berger arrivò al traguardo al sesto posto.
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Spirit 101B - Hart
Due vetture a disposizione per l’unico pilota del team l’olandese Huub Rothengatter, la 101B/2 e la 101B/1 come muletto. La vettura, dotata di una monoscocca in alluminio e del quattro cilindri turbo Hart risultava poco competitiva soprattutto a causa delle ristrettezze economiche in cui si trovava la squadra che limitavano fortemente lo sviluppo della macchina. All’inizio della stagione la vettura era pilotata da Mauro Baldi sostituito da Rothengatter a partire dal Gran Premio del Canada. Baldi tornò sulla Spirit numero 21 per gli ultimi due Gran Premi della stagione. A Monza Rothengatter si qualificò al 25° posto e raggiunse il traguardo ottavo staccato di tre giri.
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RAM RM02 - Hart
Jonathan Palmer e Philippe Alliot avevano a disposizione rispettivamente i telai RM02/02 ed RM02/01, gli unici due portati a Monza. Questa vettura aveva il telaio misto, costruito in alluminio e fibra di carbonio e il motore era il 4 cilindri Hart. La stagione fu abbastanza difficile per i piloti a causa della scarsa competitività delle vetture. A Monza non cambiò nulla, Alliot e Palmer dopo essersi qualificati al 23° e 26° posto si ritirarono entrambi con il motore rotto.
Ligier JS23 - Renault
Il 1984 per il Team Ligier fu un anno avaro di soddisfazioni. La JS23 non fu mai competitiva a dispetto del motore che era il potente 6 cilindri turbo Renault. Andrea De Cesaris e Francoise Hesnault avevano a disposizione rispettivamente i telai JS23/01 e JS23/2. In prova De Cesaris si qualificò sedicesimo ed Hesnault diciottesimo. La gara finì presto per entrambi, Hesnault finì fuori pista al settimo giro, De Cesaris ruppe il motore anche lui al settimo giro.
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Arrows A7 - BMW
Gran Premio da dimenticare anche per il Team Arrows. Tre vetture presenti a Monza tra le quali la A7/4 il nuovo telaio costruito e affidato a Thierry Boutsen per sostituire quello incidentato al Gran Premio di Olanda. Marc Surer disponeva del telaio A7/1 mentre il telaio A7/3 era il muletto. Nelle prove dopo aver subito al venerdì due rotture di motore, Marc Surer riusciva a piazzare la sua A7/1 al 15° posto mentre Thierry Boutsen non faceva meglio della diciassettesima posizione. In gara vide il traguardo solo Boutsen al decimo e ultimo posto staccato di 6 giri mentre Surer fu costretto al ritiro al 43° giro a causa del cedimento del motore.
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