Gran Premio d'Italia Formula 1, Monza 8 Settembre 1985
La dodicesima prova del Campionato Mondiale di Formula 1 a Monza salutò la vittoria di Alain Prost al volante della McLaren MP4/2B – TAG Porsche che con i nove punti della vittoria andò a 12 punti di vantaggio in classifica rispetto al secondo Michele Alboreto, segnando la strada verso il suo primo titolo mondiale. Débâcle per la Ferrari che ottenne un misero quinto posto con Stefan Johansson. L’autodromo Nazionale di Monza tenne a battesimo la Lola Beatrice THL1, al debutto nei Gran Premi con al volante l’ex campione mondiale Alan Jones.
Lola Beatrice THL1 – Hart
Gara del debutto al Gran Premio d’Italia 1985 per la nuova Lola-Beatrice THL1 - Hart. Le uniche due vetture assemblate, 001 e 002 furono portate a Monza a disposizione di Alan Jones ma i continui cedimenti del motore, su entrambe le vetture penalizzarono il campione australiano che si qualificò in ultima fila con un tempo di 10 secondi più lento rispetto alla pole position. In gara Alan Jones si fermò ai box già al secondo giro nutrendo seri dubbi sul motore il quale puntualmente al sesto giro si ruppe all’uscita della parabolica.
La nuova vettura era molto tradizionale e in linea con le monoposto contemporanee con la monoscocca in fibra di carbonio ma con una forma inusuale: Era infatti tagliata sulla parte superiore e aveva le fiancate più strette (130 cm invece di 140) con il fondo piatto che sporgendo dalla parte bassa creava un gradino di 5 centimetri per lato. Le sospensioni erano del tipo a puntone e utilizzava il motore Hart Turbo 4 cilindri montato con funzione non portante, in attesa della nuova unità Ford 6 cilindri a V turbo.
La nuova vettura era molto tradizionale e in linea con le monoposto contemporanee con la monoscocca in fibra di carbonio ma con una forma inusuale: Era infatti tagliata sulla parte superiore e aveva le fiancate più strette (130 cm invece di 140) con il fondo piatto che sporgendo dalla parte bassa creava un gradino di 5 centimetri per lato. Le sospensioni erano del tipo a puntone e utilizzava il motore Hart Turbo 4 cilindri montato con funzione non portante, in attesa della nuova unità Ford 6 cilindri a V turbo.
Toleman TG185 - Hart
Le Toleman TG 185 erano affidate a Teo Fabi, la 185/5 e a Piercarlo Ghinzani, la 185/4 mentre la 185/3 era stata portata a Monza come muletto. La monoposto progettata da Rory Byrne aveva nella parte anteriore il pavimento rialzato di circa 3 cm per ottenere un deviatore di flusso divergente in modo da spingere l’aria verso l’esterno e non farla passare sotto la parte centrale della vettura. Questo dispositivo permise alla Toleman di essere in alcune occasioni molto veloce nonostante un motore abbastanza povero di cavalli.
A Monza i problemi di motore per Fabi e di cambio per Ghinzani consentirono ai due italiani di qualificarsi rispettivamente al quindicesimo e ventunesimo posto sulla griglia. La gara di Ghinzani finì prima di cominciare perché il motore si spense alla partenza mentre Fabi, toccatosi al via con un’altra vettura si trovò la monoposta sbilanciata e dopo una sosta ai box per sostituire uno pneumatico forato, concluse al dodicesimo posto.
A Monza i problemi di motore per Fabi e di cambio per Ghinzani consentirono ai due italiani di qualificarsi rispettivamente al quindicesimo e ventunesimo posto sulla griglia. La gara di Ghinzani finì prima di cominciare perché il motore si spense alla partenza mentre Fabi, toccatosi al via con un’altra vettura si trovò la monoposta sbilanciata e dopo una sosta ai box per sostituire uno pneumatico forato, concluse al dodicesimo posto.
Ferrari 156/85B
Michele Alboreto e Stefan Johansson avevano a disposizione a Monza la versione B della 156/85, modificata nel telaio per poter ospitare sospensioni anteriori di differente schema e nell’aerodinamica, con l’assottigliamento della carrozzeria posteriore per migliorare il flusso d’aria verso l’alettone. Alboreto e Johansson avevano rispettivamente il telaio 156/85B-85 di nuova costruzione e il telaio 156/85B-83. La terza vettura portata a Monza era il telaio 156/85B-84, a disposizione come muletto. Le prove furono segnate dai problemi di assetto che non permisero di utilizzare al meglio gli pneumatici. Le veloci curve di Monza palesarono i grossi limiti del telaio che portavano a rovinare le gomme prima del tempo. Alboreto riuscì a qualificarsi in quarta fila con il settimo tempo e in gara fu un calvario che culminò con la rottura del motore subito dopo aver segnato il suo giro più veloce. Questo ritiro di fatto estromise definitivamente Alboreto dalla lotta per il titolo mondiale. Per Johansson andò leggermente meglio, partì con il decimo tempo e terminò al quinto posto.
Brabham BT54 - BMW
Nelson Piquet e Marc Surer avevano a rispettivamente i telai BT54/6 e BT54/8 mentre il muletto era il BT54/7. Le monoposto erano accreditate di motori BMW che in configurazione “qualifica” con una turbina più grande e la pressione di sovralimentazione a 5 bar potevano sviluppare 1200 cavalli. Alcune piccole modifiche aerodinamiche furono introdotte a Monza e Piquet concluse il primo turno di prove al venerdì con la pole position provvisoria. Alla fine delle qualifiche Piquet piazzò la sua Brabham al quarto posto dopo aver prima rotto la turbina da qualifica e dopo aver trovato la pista inondata d’olio. Piquet concluse con un ottimo secondo posto nonostante una sosta ai box per la sostituzione degli pneumatici rovinati e Surer, nono in prova concluse una bella gara al quarto posto.
Williams FW10 - Honda
Keke Rosberg, scattato dalla seconda posizione sulla griglia di partenza fece valere la grande potenza del suo motore Honda 6 cilindri turbo portandosi al comando e restandoci comodamente, con una piccola pausa di 10 giri a favore di Alain Prost per il cambio gomme, fino al 8 giri dal termine quando rientrò ai box col 6 cilindri giapponese rotto. Grande delusione per il finlandese, protagonista per tutto il week-end. Nigel Mansell, terzo in prova al quarto giro di gara fu costretto a fermarsi ai box per far riparare una perdita al sistema di alimentazione perdendo 4 minuti e compromettendo la gara. Mansel si classificò undicesimo ma ottenne la soddisfazione di segnare il giro più veloce della gara.
Lotus 97T – Renault
Con grande sorpresa Ayrton Senna, al debutto sulla pista monzese ottenne la pole position, la quinta della stagione. Assecondato da una Lotus in perfette condizioni e da un motore Renault a punto, Senna gelò tutti con un tempo di 1’25'084 ottenuto nonostante che all’uscita della seconda di Lesmo avesse messo due ruote sull’erba. Elio De Angelis era invece in difficoltà con le gomme da tempo che non andavano in temperatura e ottenne con il sesto tempo, la terza fila delle schieramento.
Alla partenza per poco Senna non rovinava tutto rischiando una collisione con Rosberg alla prima variante ma alla fine nonostante i problemi di gomme riuscì ad arrivare al terzo posto. De Angelis, portatosi fino al terzo posto in gara, dovette accontentarsi di un sesto posto finale dopo aver lottato con i problemi di gomme e di motore.
Alla partenza per poco Senna non rovinava tutto rischiando una collisione con Rosberg alla prima variante ma alla fine nonostante i problemi di gomme riuscì ad arrivare al terzo posto. De Angelis, portatosi fino al terzo posto in gara, dovette accontentarsi di un sesto posto finale dopo aver lottato con i problemi di gomme e di motore.
McLaren MP4-2B - TAG Porsche
Niki Lauda al Gran Premio d’Olanda annunciò il suo secondo e definitivo ritiro dalle corse. Per il Gran Premio d’Italia la McLaren portò il telaio MP4/2B/5, riparato dopo i danni subiti al Gran Premio di Francia per Alain Prost che era il suo telaio abituale, Lauda continuò ad usare il telaio MP4/2B/4. Prost si qualificò in terza fila, complice una errata scelta delle gomme mentre Lauda si qualificò solo in ottava fila a causa di un motore non perfettamente a punto. Alain Prost vinse la gara grazie anche al ritiro della Williams di Rosberg e a delle gomme perfette che non lo obbligarono a fermarsi per la sostituzione. Per Lauda fu invece un Gran Premio da dimenticare. Fu costretto ad una sosta ai box per sostituire il muso perché l’alettone sinistro aveva ceduto e al 33° giro si fermò ancora ai box ritirandosi a causa delle forti vibrazioni provenienti dal motore che resero la vettura inguidabile. Con la vittoria Prost consolidò il suo vantaggio nella classifica portando il distacco da Alboreto a 12 punti.
Alfa Romeo 184/85T
L’Alfa Romeo 185T fu un autentico disastro. Dopo il Gran Premio d’Olanda a Zandvoort, la 185T fu definitivamente abbandonata e a Monza furono portate tre vetture completamente diverse. Si trattava dei telai 184T della passata stagione profondamente modificate. Il 184/85/2 per Riccardo Patrese, il 184/85/3 per Eddie Cheever e il 184/85/1 come muletto. Patrese e Cheever rispettivamente tredicesimo e diciassettesimo in prova, in gara non andarono lontano; Cheever di fermò al terzo giro con una turbina rotta e Patrese, fermo ai box al nono giro con una pneumatico anteriore forato e poi ancora ai box per riparare una presa d’aria dei freni anteriori danneggiata, fu costretto al definitivo ritiro al 31° giro con un collettore di scarico rotto. Dopo otto anni difficili, l’aria che si respirava a Monza lasciava presagire il ritiro dell’Alfa Romeo dalla Formula 1.
Ligier JS25 – Renault
Tempi duri per Andrea De Cesaris alla Ligier dopo l’ennesimo incidente, in Austria, nel quale aveva ridotto a un rottame un’altra vettura di patron Guy. A Monza De Cesaris fu appiedato e il suo posto ad affiancare Jacques Laffite, venne preso da Philippe Streiff. Laffite aveva il telaio JS25/5 alleggerito mentre Steiff utilizzò il JS25/3. Decima fila per le due Ligier al via del Gran Premio e alla fine il solo Streiff vide il traguardo al decimo posto mentre Laffite dovette abbandonare la gara al quarantesimo giro con il motore rotto.
Tyrrell 014 – Renault
La scuderia Tyrrell si presentò a Monza solo con Martin Brundle ed avvolta in un’atmosfera di enorme tristezza perché la domenica precedente al Gran Premio d’Italia la squadra dovette subire la perdita del suo pilota Stefan Bellof, deceduto a Spa durante la 1000 Km. A Monza a disposizione di Martin Brundle fu portata una nuova scocca, la 014/3 mentre la 014/1 era disponibile come muletto. La nuova vettura aveva un nuovo porta-mozzo posteriore e alcune modifiche alle fiancate che erano più corte con i radiatori più piccoli. Brundle si qualificò con il diciottesimo tempo e giunse al traguardo ottavo.
RAM 03 – Hart
La RAM 03 era una monoposto progettata da Gustav Brunner ed era molto ben costruita. Il telaio era molto buono ma il punto debole era il motore Hart 4 cilindri Turbo che spesso e volentieri lasciava a piedi i piloti. La stagione iniziò con i piloti Manfred Winkelhock e Philippe Alliot. Purtroppo Winkelhock perse la vita l’11 agosto a Mosport in un incidente mentre era alla guida di una Porsche 962 e questo fu per la squadra un vero disastro perché perse uno dei suoi punti di riferimento. A partire dal Gran Premio d’Austria, Alliot fu affiancato da Kenny Acheson. Le RAM 03 a Monza erano 3, la 03/4 per Alliot, la 03/2 per Acheson e la 03/3 come muletto. Nonostante fossero equipaggiate con l’ultima versione del motore, dotato di una turbina Holsett più grande entrambi i piloti si qualificarono in fondo allo schieramento. In gara il primo a ritirarsi fu Acheson, già al terzo giro con il cambio rotto. Alliot fu fermato dalla rottura del motore al 19° giro.
Renault RE60B
La Renault RE60 fu l’ultima monoposto di Formula 1 per la casa francese che dall’anno successivo diventò unicamente fornitrice di motori. Le vetture portate a Monza in configurazione B, erano la RE60B/6 per Partick Tambay, la RE60B/3 per Derek Warwick e il nuovo telaio RE60B/8 come muletto. Durante le prove del venerdì, Tambay fu costretto a passare sul cordolo all’uscita della seconda di Lesmo e il contatto fu così duro che il fondo della scocca rimase squarciato costringendo il francese ad utilizzare il muletto. Tambay e Warwick, ottavo e dodicesimo al via furono protagonisti di una gara incolore. Warwick ruppe la trasmissione al nono giro e Tambay finì settimo, dietro ad entrambe le Lotus con il medesimo motore.
|
Arrows A8 - BMW
Thierry Boutsen e Gerhard Berger erano i piloti della squadra Arrows. Delle tre vetture portate a Monza, Boutsen aveva quella con il telaio nuovo. Stessi problemi di tenuta di strada per tutto il week-end ai quali si aggiunsero alcuni problemi di motore che non consentirono a Berger e Boutsen di andare oltre rispettivamente all’undicesimo e quattordicesimo tempo in prova. Solo nono posto per Boutsen in gara e ritiro al tredicesimo giro per Berger a causa delle rottura del differenziale.
|
Autograph portfolio