1000 Km di Monza 8-9-10 Aprile 1988 Trofeo “Filippo Caracciolo”
La 1000 Km di Monza del 1988 fu la terza gara del FIA World Sports-Prototype Championship, dopo le due gare disputate in Spagna, la 800 Km di Jerez e la 360 Km di Jarama. La classifica del campionato, alla vigilia della gara di Monza vedeva la Sauber-Mercedes in testa seguita dalla Jaguar e dalla Porsche del Team Joest. Il parco degli iscritti alla 1000 Km brianzola era di tutto rispetto. In totale 14 vetture C1, comprese due T-Car, rappresentate da Jaguar, Sauber-Mercedes, Porsche, Cougar e 15 C2 rappresentate da 6 differenti costruttori, Spice con 5 esemplari, Argo con tre esemplari, Tiga e ALD con due e Gebhardt, Rondeau e Olmas con una vettura per uno. Per le grosse C1, il regolamento prevedeva 800 kg di peso minimo e non più di 510 litri di carburante disponibile per la gara di 1000 Km mentre per la classe C2 il regolamento prevedeva vetture con un peso minimo di 700 Kg ma con la quantità massima di carburante da utilizzare per 1000 Km fissata in 363 litri, il 10% in più rispetto all’anno passato.
Dopo il la gara di Monza, particolarmente spettacolare e combattuta con continui capovolgimenti di fronte, nonostante la regole in merito ai consumi di carburante, il Team Silk Cut Jaguar ne uscì vincitore per la seconda volta su tre gare e si ritrovò in testa al campionato davanti alla Sauber-Mercedes.
Dopo il la gara di Monza, particolarmente spettacolare e combattuta con continui capovolgimenti di fronte, nonostante la regole in merito ai consumi di carburante, il Team Silk Cut Jaguar ne uscì vincitore per la seconda volta su tre gare e si ritrovò in testa al campionato davanti alla Sauber-Mercedes.
TWR Jaguar XJR-9
Il Team TWR di Tom Walkinshaw, reduce dalla vittoria riportata nella seconda gara del Campionato Mondiale a Jarama, portò a Monza, terza gara in programma, tre Jaguar XJR-9. Le vetture, costruite presso il Tom Walkinshaw Racing a Kidlington nell’Oxfordshire in collaborazione con la Jaguar, erano l’evoluzione del modello XJR-8 dell’anno precedente ed erano dotate di monoscocca realizzata in fibra di carbonio e kevlar, ed equipaggiate con un motore V12 da 6995 cc. in grado di erogare quasi 760 cavalli. Gli equipaggi erano formati da Martin Brundle e Eddie Cheever che utilizzarono il telaio TWR-J12C-588 e da Jan Lammers e Johnny Dumfries ai quali era stato affidato il telaio TWR-J12C-488. La terza vettura, il telaio TWR-J12C-187 fu utilizzata solo nelle prove. Al termine delle qualifiche, alle Jaguar fu assegnato lo stesso tempo, 1’33”62, che valse ai due equipaggi Brundle-Cheever e Lammers-Dumfries rispettivamente la quarta e quinta posizione sullo schieramento di partenza.
Jaguar XJR-9 chassis #TWR-J12C-588
La gara dell’equipaggio anglo-americano con la vettura contrassegnata dal numero 1 fu un autentico capolavoro che li portò sul gradino più alto del podio. Con una condotta di gara estremamente regolare Martin Brundle ed Eddie Cheever piegarono l’agguerrita concorrenza di Sauber-Mercedes e Porsche senza avere problemi di consumo di carburante.
Jaguar XJR-9 chassis #TWR-J12C-488
Alla partenza per il giro di lancio, la vettura di Lammers-Dumfries non voleva saperne di andare in moto, fu avviata a spinta dai meccanici e al via si trovo in fondo allo schieramento. Al ventesimo giro Lammers era già quinto ma al 78° giro, alla variante della Roggia entrò deciso su Baldi colpendolo su un fianco. Il pilota olandese fu costretto a fermarsi ai box perdendo 5 giri per la sostituzione del radiatore danneggiato nell’urto. Ripartì Dumfries dai box cercando di recuperare lo svantaggio, solo per concludere al 114° giro con un testacoda alla variante Ascari.
Sauber C9-88 Mercedes chassis #87-C9-02
La Sauber C9-88 sebbene avesse una monoscocca in alluminio, inferiore a quella della Jaguar in fibra di carbonio, era spinta dal motore V8 Mercedes M117 da 4973 cc. preparato dallo specialista svizzero Mader, sovralimentato con due compressori KKK che gli consentivano di sviluppare, in configurazione da qualifica, una potenza prossima agli 800 CV, A Monza il Team Sauber-Mercedes portò due vetture, lo chassis C9-88-02 come macchina da gara e lo chassis C9-88-01 come T-Car. L’unico equipaggio del team era formato da Jean-Louis Schlesser, Mauro Baldi e Jochen Mass, già vincitori della prima gara di campionato a Jerez. Alla fine delle qualifiche furono i più veloci segnando la pole position a 1’31”69 e dopo una gara combattuta, ottennero il secondo posto nonostante l’incidente con Lammers alla Roggia e alcuni i problemi di consumo.
Porsche 962C
Ormai non più tecnicamente al passo nei confronti di Jaguar e Sauber-Mercedes, la Porsche presentò a Monza con 6 vetture, tutte gestite da Team privati, 3 vetture gestite dal Team Brun, 2 dal Team Joest, una per il Team Kremer, affidata a Wolker Weidler e Bruno Giacomelli e una per il privatissimo Swiss Team Salamin per Dudley Wood e Antoine Salamin stesso. Alla fine la casa di Stoccarda ottenne un risultato onorevole conquistando il gradino più basso del podio con la vettura del Team Brun guidata da Massimo Sigala e Oscar Larrauri.
Team Joest - Porsche 962C chassis #116 (8) e chassis #129 (7)
Il Team Joest con i colori della Blaupunkt, schierò il telaio #129, di costruzione Joest, per Klaus Ludwig e Bob Wollek con il numero 7 e il telaio 116 costruito da Thompson, per Frank Jelinski e "John Winter", al secolo Louis Krages con il numero 8. Wollek e Ludwig in prova furono molto veloci dimostrando che anche se obsoleta, nelle mani giuste la 962C poteva ancora dimostrare qualcosa. In gara furono tra i protagonisti assoluti, infischiandosene del consumo di carburante ma alla fine dovettero restare fermi ai box per sei giri con il serbatoio quasi asciutto, per poter concludere la gara classificandosi al quinto posto. Gara tranquilla e redditizia per il duo “Jelinski-Winter”, quarti al traguardo dopo essere partiti dall’ottava posizione in griglia.
Team Brun - Porsche 962C chassis #115 (6) e chassis #002BM (5)
Il Team Brun portò tre Porsche 962C: Il telaio #115 per Massimo Sigala e Oscar Larrauri, il telaio #117 per Uwe Schäfer e lo stesso Walter Brun e il telaio #002BM, in fibra di carbonio costruito dalla Thompson, per Manuel Reuter e Jésus Pareja. Con una gara intelligente e accorta, l’equipaggio di punta composto da Sigala e Larrauri si classificò al terzo posto dopo aver ottenuto il terzo tempo più veloce in prova, mentre l’equipaggio Reuter-Pareja, settimi al via conclusero la gara al 144° giro distruggendo la vettura contro le barriere della seconda curva di Lesmo e coinvolgendo anche la vettura di Sigala-Larrauri che dopo una sosta per la sostituzione di una ruota riuscì a continuare. Senza colore invece la gara della Porsche 962C di Schäfer-Brun, fermati al 114° giro dalla rottura del cambio.
Cougar C20B Porsche chassis #01
La Cougar C20, costruita dal team francese Courage Competition, era equipaggiata con il 6 cilindri Porsche Type-935 turbo ed era al debutto a Monza. Roberto Ravaglia e Pierre-Henry Raphanel ottennero il settimo posto finale a 11 giri dai vincitori, dopo essere partiti dalla tredicesima posizione. La seconda e ultima gara della Cougar C20 nel 1988 fu la 24 ore di Le Mans.
Lancia LC2/88 Ferrari chassis #0003B Scuderia Mussato Action Car
Nel 1986 Luigi Mussato aveva rilevato tutto il materiale delle Lancia gruppo C e dopo il catastrofico incidente di Bruno Giacomelli a Zeltweg durante le prove della gara Interserie dove il pilota si ferì gravemente e la Lancia LC2/85 #0003 andò distrutta, il 1988 doveva essere l’anno del rilancio per la piccola e organizzata Scuderia Mussato Action Car. Due monoscocche nuove furono realizzate dalla Dallara su specifiche Lancia e aggiornate ai nuovi regolamenti, le sospensioni vennero riprogettate, la sezione frontale fu ridotta, il motore V8 turbo Ferrari rimase invariato ma fu spostato più al centro e anche la carrozzeria venne rifatta nuova in fibra di carbonio. La Lancia LC2 risultò una vettura completamente nuova e il debutto avvenne alla 1000 Km di Monza del 1988 con Andrea De Cesaris e Christian Danner. In prova la vettura risultò piuttosto lenta e si qualificò in quinta fila con un tempo di 1’38”27. La gara durò solo 11 giri poi la vettura rientrò ai box con il turbo rotto.
Spice SE88C Ford Cosworth DFL chassis #003 (111) Spice Engineering
Il team ufficiale Spice Engineering partecipò campionato mondiale sport prototipi con le nuove Spice SE88C, dotate di un telaio in alluminio molto raffinato, il motore Ford Cosworth DFL da 3,3 litri preparato da Nicholson e un’aerodinamica molto migliorata rispetto ai modelli precedenti. Due le vetture presenti a Monza: La Spice SE88C #003 numero 111, pilotata dallo stesso proprietario del team Gordon Spice e da Ramond Bellm che si qualificarono con il 19° tempo e giunsero al traguardo ottavi assoluti e primi in gruppo C2 e la Spice SE88C #001, numero 103 pilotata dall’italiano Almo Coppelli e dal danese Thorkild Thyrring che si qualificarono quattordicesimi in griglia e conclusero decimi assoluti e secondi in gruppo C2.
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Spice SE86C Hart 418T chassis #005 Chamberlain Engineering
La Spice SE86C del Team Chamberlain Engineering, equipaggiata con il motore 4 cilindri turbo Hart 418T, alla fine delle prove risultò la più veloce tra le gruppo C2. L’equipaggio composto dall’inglese Nick Adams e dal sudafricano Graham Duxbury, partì dalla sesta fila con l’undicesimo tempo. Al 38° giro furono costretti al ritiro per un guasto elettrico.
Spice SE87C Ford Cosworth DFL chassis #003 GP Motorsport
La Spice SE87C gestita dal team inglese GP Motorsport era pilotata dal greco Costas Los e dal francese Philippe de Henning. La vettura che montava il propulsore Ford Cosworth DFL da 3,3 litri si qualificò quindicesima sulla griglia di partenza ma all’ottavo giro fu costretta al ritiro a causa del cedimento della guarnizione di una testata.
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Argo JM19C Ford Cosworth DFL chassis #121 Lucky Strike Racing
La Argo JM19C, chassis #121 di Will Hoy e Martin Schanche, equipaggiata con il classico Ford Cosworth DFL da 3,3 litri e gestita da team Lucky Strike Martin Schanche Racing, in prova fu la più veloce delle tre Argo presenti a Monza. In prova l’equipaggio si qualificò dodicesimo, secondi in gruppo C2 ma in gara rimasero senza carburante, riuscendo a percorrere 153 giri e non furono classificati.
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Argo JM19C Ford Cosworth DFL chassis #122 PC Automotive
La Argo JM19C del team inglese PC Automotive, telaio #122 era condotta dall’equipaggio formato da Olindo Iacobelli, Martin Birrane e Richard Piper ed era equipaggiata con il motore Ford Cosworth DFL. Si qualificò con l’ultimo tempo al 26° posto e in gara fu costretta al ritiro dopo 24 giri per una perdita di carburante dal serbatoio.
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Argo JM19B Motori Moderni chassis #120 Dollop Team
Il coraggioso tentativo del team italiano Dollop, gestito da Pierluigi Corbari e Antonio Ferrari di montare il motore V6 Motori Moderni turbo su un telaio Argo JM19B non fu un successo. Il telaio piuttosto fragile mal sopportava la potenza del 6 cilindri realizzato da Carlo Chiti che anche se portato a 2 litri di cilindrata era in grado di sviluppare 700 cavalli. A Monza la vettura guidata da Jean-Pierre Frey e Nicola Marozzo si qualificò con il 16° tempo. Durante il warm-up, domenica mattina il motore si ruppe e la squadra non fu in grado di sostituirlo in tempo dovendo così rinunciare alla gara.
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Rondeau M379 Ford Cosworth DFV chassis #006 Pierre-Alain Lombardi
La Rondeau M379 motorizzata Ford Cosworth DFV degli svizzeri Pierre-Alain Lombardi, Silvio Vaglio e Rolando Vaglio. Questa vettura vecchia di 8 anni fu rispolverata direttamente da museo, parti con il 22° tempo dalla griglia e durò 53 giri fino a che la pompa del carburate si ruppe lasciando a piedi il coraggioso equipaggio.
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Olmas GLT-200 Ford Cosworth DFL chassis #001 Techno Racing
La Olmas GLT-200 della Techno Racing, fece il suo debutto a Monza con poca fortuna. La vettura, progettata da Gianni Lo Bartolo, aveva una monoscocca in fibra di carbonio costruita da Bellasi ed era spinta dal classico Ford Cosworth DFL da 3,3 liti preparato da Virgilio Conrero. Luigi Taverna e Giovanni Lavaggi non riuscirono a qualificarsi a causa di diversi inconvenienti di carattere elettrico e di alimentazione carburante che impedirono alla vettura di girare con regolarità e dimostrare il suo potenziale.
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Gebhardt JC873 Audi chassis #01 Gebhardt Motorsport
La Gebhardt JC873 montava un motore Audi turbo da 2,1 litri che dopo 2 giri si ruppe e lasciò l’equipaggio a piedi. In prova la vettura del team piccolo team tedesco Gebhardt Motorsport, condotta dallo stesso proprietario Günter Gebhardt insieme a Hellmut Mundas e Rüdi Seher si qualificò solo ventitreesima.
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Tiga GC287 Porsche #332-359 Charles Ivey Racing
La piccola casa costruttrice inglese, creata da Howden Ganley e Tim Schenken arrivò a Monza con 2 vetture. La Tiga GC287 del Charles Ivey Racing, pilotata dal sudafricano Wayne Taylor e dall’inglese Tim Harvey, era equipaggiata con il motore Porsche 6 cilindri turbo da 2,8 litri. Dopo 17 giri di gara la vettura fu fermata da un testacoda e non fu più in grado di ripartire. In prova si era dimostrata abbastanza competitiva nella sua classe conquistando la nona fila sullo schieramento con in 18° tempo, settima in C2.
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Tiga GC288 #365 - Ford Cosworth DFL Kelmar Racing
Pasquale Barberio, Vito Veninata e Ranieri Randaccio pilotarono a Monza la nuova Tiga GC288 chassis #365, iscritta dal team italiano Kelmar Racing. La vettura, come molte C2 era equipaggiata con il V8 Ford Cosworth DFL da 3.3 litri, affidabile e parco nel consumo di carburante. La vettura si qualificò con il 21° tempo ma dopo 23 giri era già fuori gara a causa del motorino d’avviamento fuori uso.
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Classifica finale
Per approfondire l'argomento
1000 Km di Monza 1965-2008 - Aldo Zana - Giorgio Nada Editore
In questo bellissimo libro firmato dallo storico dell’automobilismo Aldo Zana, vengono descritte tutte le edizioni, dal 1965 al 2008, della 1000 Km di Monza. Per ogni gara, oltre al dettagliato resoconto, viene riportata la griglia di partenza e la classifica finale, tutto corredato da magnifiche fotografie d’archivio, molto spesso inedite. Il libro è scritto in italiano. È un libro prezioso e unico soprattutto per chi, come me, ha assistito di persona a diverse delle gare descritte. Questo libro è altamente consigliato.